Retr0Bright: come ripristinare le plastiche ingiallite

Articolo pubblicato il 5 aprile 2010

Aggiornamento marzo 2019

E’ passato quasi un decennio dal mio articolo originale, e il procedimento non è più qualcosa di pioneristico. Si è discusso e si discute ancora sull’argomento (spesso animatamente) su forum e pagine facebook, ma quello che è più importante è il fatto di poter trarre qualche conclusione dalle esperienze di chi come me ha sperimentato il retr0bright quando ancora era una novità.

In questi anni molte persone hanno sperimentato varianti della formula, cambiando qualche ingrediente, aggiungendo la variabile del calore, con risultati più o meno soddisfacenti o veloci. In molti preferiscono usare la crema sbiancante per parrucchieri, che in pratica è molto simile alla ricetta originale: il principio attivo è sempre il perossido di idrogeno (acqua ossigenata) con un addensante che la rende spalmabile, anche se un po’ più liquida del retr0bright. Basta aggiungere il catalizzatore (es. Vanish) e controllare che la crema non si asciughi.

L’aggiornamento più importante è che il processo di “sbiancamento” non è definitivo. Questa scoperta, annunciata dal blog di Tezza (uno dei primi a sperimentare il Retr0Bright) nel 2014, per me è sufficiente a farmi desistere dall’utilizzare ancora il composto. Confermo che le poche macchine che ho trattato sono tornate a ingiallire: anche il VIC 20 di questo articolo, conservato nella scatola originale dopo il trattamento (protetto anche da un sacchetto di plastica) e mai più esposto alla luce è tornato a ingiallire in maniera uniforme:

Commodore VIC 20 Retr0bright

La ragione chimica dell’ingiallimento è stata messa in discussione, e potrebbe non essere il bromo la causa (o l’unica causa): potrebbe essere infatti il butadiene – la “B” di ABS – a degradare producendo l’indesiderabille effetto di ingiallimento che colpisce le scocche dei nostri vecchi computer. Non sono un chimico e non posso confermare nessuna delle ipotesi.

Anche chi ha protetto i pezzi con vernici trasparenti anti UV si è ritrovato con le plastiche nuovamente ingiallite. Il trattamento perciò non ripristina le plastiche allo stato originale: se l’ingiallimento iniziale è dovuto (o accelerato) dall’esposizione alla luce solare, il fatto che torni a ingiallire anche chiuso in una scatola o in un armadio ne è la dimostrazione.

Qualcuno afferma che il processo indebolisce le plastiche rendendole più porose e friabili. Non sono in grado di confermare questa affermazione, ma posso dire che, a parte tornare gialli, i pezzi che ho trattato non mi sembrano diventati più fragili. Questa fragilità è un effetto collaterale dell’esposizione al sole e dell’invecchiamento dell’ABS: le scocche in ABS di alcuni miei computer, in particolare i Macintosh degli anni ’90, sono diventate friabili senza alcun trattamento.

A conclusione di questa premessa lascio quindi il mio consiglio: evitate di trattare i vostri pezzi con il Retr0bright o prodotti simili basati sull’acqua ossigenata. Non immaginate quante volte ho visto persone deluse per aver rovinato i propri pezzi esagerando con le percentuali, il tempo di esposizione, o sperimentando metodi alternativi. Tanto poi dopo qualche anno torna tutto come prima, se non peggio.

Una nota per mercanti e rivenditori: se mettete in vendita pezzi trattati, siate onesti e fatelo sapere ai vostri acquirenti.

Di seguito l’articolo originale.

Plastica ingiallita: cos’è Retr0Bright?

E’ un gel che permette di invertire il processo di ingiallimento della plastica, riportandola al colore originale. Lo uso per computer e console, ma nulla vieta di usarlo su mattoncini del Lego, giocattoli, o tutto ciò che è in plastica ABS.

Ecco cosa può fare:

Retr0Bright - Commodore 64C

Introduzione

Uso il gel Retr0Bright (a volte scritto Retrobright o Retrobrite) dall’estate del 2009, penso di aver maturato un’esperienza sufficiente per parlarne nel blog aggiungendo qualche consiglio personale. Inoltre – a oggi – non è facile trovare pagine in italiano sull’argomento: la maggior parte danno un accenno al prodotto o una veloce traduzione. Spesso le immagini sono le stesse del sito in inglese: pochi di quelli che hanno riportato la scoperta hanno effettivamente provato il prodotto, e in questo caso dovete cercare nei newsgroup o nei forum informazioni piuttosto frammentate.

Dato che l’intero progetto è stato rilasciato al pubblico senza fini commerciali, spero di contribuire a diffondere la notizia nella comunità italiana di retrocomputing e collezionisti; qualcuno offre online il trattamento a pagamento: se non vi sentite in grado di utilizzare il processo, può essere una soluzione. A scanso di equivoci, non sono io e non so chi sia.

Il mio articolo dovrebbe essere sufficientemente esaustivo sull’argomento, il riferimento rimane ovviamente il Sito del progetto Retr0bright (in inglese). Non ho le competenze per spiegare in dettaglio il processo chimico del restauro o dei possibili danni, se masticate un po’ d’inglese leggete anche l’articolo originale.

In ogni caso non ritenetemi responsabile se rovinate il pezzo più importante della vostra collezione: iniziate con qualcosa di comune, un mouse o qualche pezzo di facile reperibilità. A volte un ingiallimento uniforme può essere accettabile, se è un pezzo unico è meglio tenerlo così o rischiare di rovinarlo? Abbiate pazienza e fate pratica.

Come funziona?

La scoperta più importante è stata che non è la plastica a ingiallire, ma un composto aggiunto alla plastica stessa come ritardante di fiamma, il bromo. I produttori di computer usavano una plastica economica, l’ABS, aggiungendo il ritardante per rendere più sicuro il prodotto; il bromo in natura è marrone, e l’esposizione ai raggi UV del sole spezza un legame chimico riportando il bromo al suo colore originale.

Questa scoperta è stata in realtà la conseguenza di un esperimento in Germania: alcune persone hanno notato che lasciando alcuni giorni le plastiche in immersione in acqua ossigenata (perossido di idrogeno) sotto il sole, queste ritornavano al colore originale.

Il chimico del progetto Retr0Bright – questo il nome assegnato al “prodotto” – ha indagato sul processo e ha trovato un modo per accelerarlo: bisogna aggiungere un catalizzatore, che però si trova puro in commercio solo per le industrie. Fortunatamente questo elemento è l’ossigeno attivo dei vari prodotti “Oxi” che troviamo al supermercato: basta quindi un po’ di Vanish o simili. Farà un po’ di schiuma ma non contiene prodotti dannosi per le plastiche.

Con questo catalizzatore, il processo di ridare la molecola di ossigeno al bromo (l’ingiallimento è comunque solo in superficie) accade in qualche ora piuttosto che qualche giorno; ironicamente, ciò che attiva il processo sono gli stessi raggi UV colpevoli dell’ingiallimento.

Il problema è che se dobbiamo “sbiancare” plastiche piuttosto voluminose, servono grandi quantità di acqua ossigenata, che nelle concentrazioni necessarie non è facile da trovare. La soluzione è stata quella di rendere il prodotto spalmabile (e più economico): diamo il benvenuto al gel Retr0Bright!

La ricetta

Attenzione! L’acqua ossigenata in alte concentrazioni è pericolosa! Può danneggiare la pelle e rendervi ciechi se arriva negli occhi. L’acqua ossigenata per disinfettare le ferite ha una concentrazione del 3%-6%; quella usata dai parruchieri del 12%; quella usata per sbiancare il legno arriva al 40% (130 volumi). Usate sempre i guanti e occhiali protettivi.

Per convertire da volumi a percentuale, dividete per 3,3.
Ad esempio, 130 volumi / 3,3 = circa 40%.

Nota: “tablespoon” e “teaspoon” sono vere e proprie unità di misura, non sono un cucchiaio o un cucchiaino. Inoltre c’è differenza tra USA e Gran Bretagna…
La ricetta è inglese, per cui:
1 tablespoon = ~18ml
1 teaspoon = ~6ml

Ingredienti per produrre circa mezzo litro di gel (ricetta originale)

500 ml di acqua ossigenata 10% – 15% (circa 40 volumi)
2 tablespoon (36ml) di gomma di Xantano (è un addensante alimentare che potete ordinare in farmacia o online)
1 teaspoon (6ml) di glicerina (anche questo in farmacia o online)
1/4 teaspoon (2ml) di Vanish o simile in polvere (cercate i vari “Oxi” al supermercato, cambiano le percentuali di ossigeno attivo, in genere attorno al 30%)

Mescolate l’acqua ossigenata e la gomma di Xantano in una ciotola con una frusta elettrica (quella per montare la panna). Aggiungete la glicerina e mescolate ancora. Lasciate riposare e date un’ultima mescolata. Il composto può essere conservato in un contenitore, di plastica e non trasparente. Non aggiungete il Vanish, va usato solo quando dovete applicare il gel. Il composto senza il Vanish può essere conservato per qualche settimana senza problemi. Una volta attivato, deve essere utilizzato entro 48 ore, poi risulta inefficace.

Il mio consiglio: mantenete percentuali basse di acqua ossigenata. Io ho provato varie concentrazioni, anche più del 15%. Sappiate che più alta è la percentuale, più aumenta la probabilità di danneggiare la plastica. Io ora uso acqua ossigenata all’8%.

Utilizzo

Smontate e pulite i pezzi da restaurare. Aggiungete una punta di cucchiaino di Vanish al composto e mescolate in modo che si sciolga. In alternativa, sciogliete il Vanish in un po’ di acqua calda (non bollente) e aggiungetela al composto.

Spalmate il composto in maniera uniforme sulla plastica e mettetelo al sole. Il sito dice di lasciare agire per un giorno, ma vi posso assicurare che se fate così ci sarà un’alta probabilità di rovinare la plastica. Dovete controllare ogni due-tre ore che il gel non si asciughi: dato che sicuramente si sarà seccato, date una pennellata con un po’ d’acqua e spalmate altro gel.

Le serigrafie non vengono rovinate, ma le parti in metallo potrebbero ossidarsi. La vernice su alcune parti metalliche (es. vecchi loghi Apple) sbiadisce o si scrosta. Usate solo sulla plastica.

A parte qualche pezzo particolarmente ingiallito, qualche ora potrebbe già bastare a ripristinare le plastiche. Sciacquate bene togliendo qualsiasi residuo del gel. Non valutate il risultato di sera con la luce di una lampadina: aspettate il giorno dopo e guardate il pezzo alla luce del giorno. Come per qualsiasi restauro, non insistete, non esagerate. Se volete ottenere il risultato “perfetto”, finirete per rovinare la plastica in maniera irreversibile. Accontentatevi del risultato ottenuto.

Effetti collaterali

Se usate una concentrazione troppo alta di acqua ossigenata, o se lasciate il pezzo troppo a lungo sotto il sole, la plastica potrebbe sbiancarsi in maniera irreversibile. A me è successo nei primi esperimenti, per cui ripeto: perossido di idrogeno al massimo al 10% e controllate spesso che il gel non si asciughi, altrimenti appariranno macchie o striature bianche. Sul sito Retr0Bright ci sono vari esempi di esperimenti andati male.

La mia esperienza

Lampada UV, Luce di Wood, Black lightOltre a mettere i pezzi al sole, ho provato anche con lampade UV di ogni tipo. I raggi UV sono di tre tipi, alcuni arrivano naturalmente sulla terra mentre altri devono essere riprodotti artificialmente e sono molto pericolosi (soprattutto gli UVC). Ho provato con una lampada UVA da 25W, una lampada UVA+UVB da terrario, una pericolosa lampada UVC che accendevo in una scatola completamente chiusa, in cantina.
Le lampade che vanno bene sono le “Black light” o “luce di wood”: sono quelle che si usano anche in discoteca e fanno risaltare tutto quello che contiene fluoro (occhi, denti, magliette bianche).
Il problema è che in genere queste lampade sono poco potenti, vanno bene per pezzi piccoli ma è difficile illuminare il case di un computer su tutti i lati, perché l’effetto della lampada cala con la distanza. Meglio una giornata di sole.

Tante parole, ora finalmente qualche foto! Di seguito alcuni dei miei interventi.

Commodore VIC20: il mio primo esperimento

Ecco come si presentava il pezzo prima del restauro: aveva un ingiallimento molto evidente localizzato in basso a sinistra e lateralmente sulla parte superiore del case. Quella inferiore solo a lato.
Questa prima prova risale all’estate 2009, in una bella giornata di sole qui al nord.

Commodore VIC20 - Retr0Bright (1)

Applicazione del gel (più che altro è una schiuma):

Commodore VIC20 - Retr0Bright (2)

A fine mattinata, dopo qualche ora:

Commodore VIC20 - Retr0Bright (3)

A fine giornata:

Commodore VIC20 - Retr0Bright (4)

Tastiera Apple

Una tastiera molto ingiallita. Fino a dove può arrivare Retr0Bright? Eccola prima della cura:

Retr0Bright - Tastiera Apple (prima)

E questo è il risultato finale:

Retr0Bright - Tastiera Apple (dopo)

Commodore 64G

Qui il computer prima di essere ancora pulito, così com’è arrivato:

Retr0Bright - Commodore 64G (prima)

In questo caso, oltre alla scocca,  anche i tasti erano ingialliti. Ecco il risultato finale:

Retr0Bright - Commodore 64G (dopo)

Altri pezzi

Il tag retr0bright vi mostra altri pezzi nel blog trattati con il gel.

Problemi

Preso dall’entusiasmo del primo successo, ho fatto un’altra prova; ma la concentrazione di acqua ossigenata era troppo alta e quando ho visto le prime macchie pensavo che anche tutto il resto dovesse diventare grigio chiaro, invece la plastica aveva iniziato a rovinarsi. Ho insistito utilizzando il gel due giorni di seguito, due giornate estive di sole che hanno solo peggiorato il problema.

Qui un’altra tastiera prima di essere smontata, pulita e restaurata:

Retr0Bright - Tastiera rovinata (prima del trattamento)

Ecco come si presenta il difetto della plastica “macchiata”  a striature:

Retr0Bright - Tastiera rovinata (a fine trattamento)

Di seguito un dettaglio della plastica rovinata evidenziato in PhotoShop:

Retr0Bright - Tastiera rovinata (dettaglio evidenziato in PhotoShop)

Non è possibile ripristinare in nessun modo la plastica una volta che si è sbiancata oltre al suo colore originale.

Conclusione

Retr0Bright, e le persone dietro al progetto, hanno reso possibile ciò che per molti anni ho ritenuto impossibile. Parecchi pezzi che ho recuperato sono ingialliti: alcuni in modo lieve e uniforme, e magari non dà neanche troppo fastidio. Altre plastiche sono invece ingiallite parzialmente perché esposte alla luce solo da un lato, o perché c’era un’etichetta o un monitor appoggiato sul computer che ha protetto parte della scocca.
In questo caso il restauro è un’ottima soluzione per ripristinare o rigenerare le plastiche riportandole al colore originale.

Mi sono posto il problema se sia corretto restaurare un vecchio computer. Ho pensato che ci sono varie categorie di oggetti, che condizionano il tipo di restauro da applicare: in alcuni casi è bello vedere i segni del tempo, altre volte è ovvio e scontato ripristinare le condizioni originali, come nelle auto d’epoca. Nessuno sarebbe orgoglioso di una vecchia Porsche con la carrozzeria arrugginita, le cromature scrostate e i sedili rovinati.

Note

Agosto 2012
La ricetta del gel è completamente open source. Se volete copiare e incollare la mia traduzione della ricetta, fate pure; un link a questa pagina e una notifica sono comunque molto graditi. Ho aggiunto alla ricetta originale alcune considerazioni personali e una spiegazione su come ho convertito le unità di misura.
Evitate però, come è già successo più volte, di fare copia e incolla dell’intero articolo, che è, come si dice, tutta farina del mio sacco.

Maggio 2013
Un amico mi ha segnalato un annuncio online di una persona che offre servizi di “restauro console e sbiancamento plastiche ingiallite”. Questa persona ha usato le foto di questo articolo, ma non sono io.

61 pensieri su “Retr0Bright: come ripristinare le plastiche ingiallite

  1. Dario

    Non ho capito come fare c’e qualcuno che mi può aiutare a sbiancare un mangiadischi ingiallito dandomi delle indicazioni più dettagliate sul acquisto e miscelazioni varie dei prodotti.
    Grazie!

  2. Oliviero Marzocchi

    Sembra un trattamento alla portata di chiunque (prestare molta attenzione) qiundi proverò anche io trattando poi la plastica con appropriata vernice trasparente.

    Sarebbe cosa ottima poter acquistare il preparato già pronto.

    Oliviero

  3. GianDO

    Ma non c’è un modo per riverniciare i tasti? il problema immagino sono rimettere le lettere e i simboli dopo che hai riverniciato .. non ci sono siti dove uno può comprare i tasti nuovi anche se non originali?

  4. GianDO

    Salve Giacomo,
    vorrei ravvivare questo post. Avrei da sbiancare un vic20 compresi i tasti, vorrei sapere se con il retr0bright i caratteri speciali dei tasti, no le lettere, ma quelli sotto mi spariscono e se in tal caso devo adottare un qualche accorgimento..

    Grazie

  5. Diego Tarquini

    Si può utilizzare l’acqua ossigenata in crema da parrucchiere 30 o 40 volumi senza aggiungere l’addensante gomma di xantano?…nel caso fosse possibile è necessario sempre aggiungere il catalizzatore vani oxi?

    Grazie
    Diego

  6. Valerio

    La ricetta sbianca solo oppure ravviva ogni colore di ogni plastica? Nel caso non lo facesse c è un modo per ridare colore a plastiche sbiadite? Grazie

  7. Claudia

    In casa stiamo sbiancando con successo una libreria Kartell che da bianca era diventata quasi ocra in alcuni punti rimasti al sole per 30 anni, con perossido industriale 130 vol. (da maneggiare con molta attenzione) e lampada led UV del tipo “blacklight” da 50W, nessun altro elemento o ingrediente.
    Risultato ottimo con un bagno di una notte sotto la luce UV (la vasca si riusa per i vari pezzi ogni notte senza buttare il liquido e poi il perossido si può rimettere nella tanica per futuri usi).
    Il perossido 130 vol. in tanica da 10 litri l’abbiamo trovato su eBay, la lampada su Amazon, ma c’è anche su AliExpress a qualcosa meno.

  8. Lhanefuh

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